CI RUBANO IL TEMPO
Se
soffrite di vertigini tenetevi forte. Due storici tedeschi, Heribert Illig e Hans Niemitz
, sono
convinti che nel riformare il calendario giuliano alla fine del 1500, il papa Gregorio XIII prese
una cantonata colossale
avanzando per errore le lancette della storia di tre secoli, per cui l'anno
corrente non sarebbe il 1996 ma il 1696. Il buco temporale sarebbe da individuare tra il 600 e
il 900 dopo Cristo, epoca di Carlo Magno, di cui nessun resto è in effetti mai stato ritrovato, e
di Marco Polo, che nel suo Milione non fa mai nessun accenno alla Muraglia Cinese o ai piedi
fasciati delle donne.
Questo è un esempio di come si può riempire il tempo
e i libri di storia.
Nell'economia globale di oggi il tempo è la chiave del successo, anche se di recente un
importante editorialista tedesco si è posto un quesito interessante: se è vero che il tempo è
denaro, come mai chi ha molto denaro ha poco tempo e chi ha molto tempo ha poco denaro?
A differenza dei nostri nonni oggi l'uomo lavora circa un decimo del suo tempo; i restanti nove
li occupa in altre attività, alcune piacevoli e altre molto meno, come facendo le code nel traffico
o guardando per un tempo spropositato la tv. La nostra società tecnologizzata ci permette di
avere maggiore tempo a disposizione, il che non corrisponde necessariamente né a un
guadagno economico (l'Italia è dal dopoguerra il paese più produttivo del globo, ciò nonostante
il suo debito pubblico la affossa), né a un aumento della qualità e della creatività del nostro
ozio; di questo ringraziamo i grandi imprenditori che hanno costruito il loro impero sulla
gestione del (nostro) tempo libero: squadre di calcio, televisioni, cinema, unoquattroquattro.
Il tempo, libero o lavorativo, è una risorsa preziosa così come l'acqua e il petrolio, e il suo
sconsiderato sfruttamento comincia a preoccupare alcune persone. A Klagenfurt, in Austria,
già da cinque anni scienziati di diverse facoltà si riuniscono nel gruppo "Tempus, per il
rallentamento del tempo", impegnandosi - secondo quanto afferma lo statuto - a "rallentare il
tempo nell'ambito della loro attività, ogni volta che ciò appaia ragionevole". Chissà se così
facendo, tra qualche millennio, potremo aver recuperato quei tre secoli che ci sono stati rubati e
riempiti di vuoto.
Marcello TARGI